La difesa attiva o “lotta” contro la grandine ha antiche origini e ancora oggi si confonde spesso con credenze popolari. In questo articolo si racconta l’epopea dei razzi esplodenti quale mezzo di “lotta alla grandine” in Trentino e in Italia, una tecnica che iniziò a diffondersi appena dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, sotto la spinta delle aspettative, degli entusiasmi contagiosi e di metodi di validazione dal significato (oggi) dubbio, che si avvalevano di conoscenze ancora parziali e non ben consolidate. Nei decenni centrali del secolo scorso i razzi esplodenti furono al centro di uno sforzo “bellico” distribuito in tutta Italia, documentato da relazioni periodiche e da uno speciale registro di ciascun evento meteorologico: le “cartoline dei temporali”. Tali cartoline venivano compilate per ogni evento temporalesco dalla fine del 1800 fino agli anni 1970; in alcuni formati veniva annotato anche l’effetto “osservato” delle misure antigrandine. Agli occhi di chi oggi rilegge le vicende, si evidenzia un disallineamento non chiaro ai protagonisti di allora: le cartoline dovevano servire come banca dati per validare l’efficacia dei razzi esplodenti, ma le basi scientifiche del loro presunto effetto erano già state messe in discussione 50 anni prima.Attraverso la lettura di 1650 cartoline dei temporali, provenienti da 117 località della provincia di Trento, raccolte presso l’archivio meteorologico storico del CREA1, recentemente organizzato nel corso del progetto ASTRO2, si racconta, nella sua cronologia, la diffusione e il successivo abbandono dei razzi esplodenti come mezzo di difesa attiva. L’infondatezza del funzionamento dei razzirisulta evidente anche da alcuni elementi scientifici riportati, che prendono in coinsiderazione anche altre “armi” di lotta alla grandine. In fondo, l’epopea dei razzi esplodenti è la storia di un errore sistematico di valutazione, tutt’oggi diffuso in molti ambiti, noto in psicologia come “bias di conferma”, in cui le persone tendono a selezionare (a vedere solo) gli elementi a favore di una data spiegazione e a screditare i fatti contrari. Ancora oggi, ritornano proposte commerciali di “moderni” mezzi esplodenti contro la grandine di “sicura” efficacia.

Scolozzi, R.; Beltrano, C.; Iafrate, L.; Laverda, P.; Eccel, E. (2021). Dal fronte della lotta antigradine: ‹cartoline› trentine, 1949-1981. ARCHIVIO TRENTINO (1): 193-259. handle: https://hdl.handle.net/10449/78095

Dal fronte della lotta antigradine: ‹cartoline› trentine, 1949-1981

Eccel E.
Ultimo
2021-01-01

Abstract

La difesa attiva o “lotta” contro la grandine ha antiche origini e ancora oggi si confonde spesso con credenze popolari. In questo articolo si racconta l’epopea dei razzi esplodenti quale mezzo di “lotta alla grandine” in Trentino e in Italia, una tecnica che iniziò a diffondersi appena dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, sotto la spinta delle aspettative, degli entusiasmi contagiosi e di metodi di validazione dal significato (oggi) dubbio, che si avvalevano di conoscenze ancora parziali e non ben consolidate. Nei decenni centrali del secolo scorso i razzi esplodenti furono al centro di uno sforzo “bellico” distribuito in tutta Italia, documentato da relazioni periodiche e da uno speciale registro di ciascun evento meteorologico: le “cartoline dei temporali”. Tali cartoline venivano compilate per ogni evento temporalesco dalla fine del 1800 fino agli anni 1970; in alcuni formati veniva annotato anche l’effetto “osservato” delle misure antigrandine. Agli occhi di chi oggi rilegge le vicende, si evidenzia un disallineamento non chiaro ai protagonisti di allora: le cartoline dovevano servire come banca dati per validare l’efficacia dei razzi esplodenti, ma le basi scientifiche del loro presunto effetto erano già state messe in discussione 50 anni prima.Attraverso la lettura di 1650 cartoline dei temporali, provenienti da 117 località della provincia di Trento, raccolte presso l’archivio meteorologico storico del CREA1, recentemente organizzato nel corso del progetto ASTRO2, si racconta, nella sua cronologia, la diffusione e il successivo abbandono dei razzi esplodenti come mezzo di difesa attiva. L’infondatezza del funzionamento dei razzirisulta evidente anche da alcuni elementi scientifici riportati, che prendono in coinsiderazione anche altre “armi” di lotta alla grandine. In fondo, l’epopea dei razzi esplodenti è la storia di un errore sistematico di valutazione, tutt’oggi diffuso in molti ambiti, noto in psicologia come “bias di conferma”, in cui le persone tendono a selezionare (a vedere solo) gli elementi a favore di una data spiegazione e a screditare i fatti contrari. Ancora oggi, ritornano proposte commerciali di “moderni” mezzi esplodenti contro la grandine di “sicura” efficacia.
Grandine
Difesa
Storia
Italia
Settore M-STO/05 - STORIA DELLA SCIENZA E DELLE TECNICHE
2021
Scolozzi, R.; Beltrano, C.; Iafrate, L.; Laverda, P.; Eccel, E. (2021). Dal fronte della lotta antigradine: ‹cartoline› trentine, 1949-1981. ARCHIVIO TRENTINO (1): 193-259. handle: https://hdl.handle.net/10449/78095
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