L'ittiofauna dulcacquicola del Bacino dell'Adriatico Settentrionale è particolarmente ricca di endemismi. Questo insieme unico di specie è però attualmente ad alto rischio per effetto dell'ibridazione, conseguente alle pratiche di immissione. Una conclamata tendenza negativa è stata registrata per la maggior parte dei salmonidi nativi (ad es. trota fario, trota marmorata e temolo europeo) così come per il genere Esox, taxa di rilevante importanza economica e quindi fortemente gestiti dall'uomo. Tuttavia, recenti indagini ittiologiche hanno evidenziato come il problema di contatti secondari mediati dall'uomo sia sempre più rilevante anche per i più trascurati ciprinidi, tra cui le specie di barbo italiane (Barbus plebejus e B. caninus). Infatti, mentre fino al 1980 queste specie native erano riportate come ampiamente distribuite entro il Bacino Adriatico Settentrionale, in assenza dei congenerici trans-alpini, una rapida diffusione di B. barbus e il declino delle specie autoctone di barbo sono stati documentati negli ultimi due decenni. Tuttavia, i dati ittiologici ad oggi disponibili sono basati solamente su criteri morfologici piuttosto vaghi mentre informazioni genetiche molecolari sono generalmente assenti. Sono qui presentati alcuni dati di sequenza del DNA mitocondriale (citocromo b) e dati genotipici nucleari (microsatellite) di popolazioni di barbo provenienti da numerosi sistemi idrici del Bacino del paleo-Po. Complessivamente, sono stati individuati aplotipi mitocondriali riferibili sia ai nativi B. plebejus e B. caninus, sia all'alloctono B. barbus. I pattern di distribuzione delle varianti genetiche delle diverse specie sono estremamente diversi, con una massiva prevalenza di aplotipi esotici (B. barbus) nel corso principale del Fiume Po e nei tratti bassi dei suoi affluenti, e una prevalenza delle varianti genetiche di B. plebejus e B. caninus nei tratti alti e medi degli affluenti del Po e una presenza esclusiva delle stesse nei sistemi idrici di Adige, Brenta, Sarca e Reno. Dati microsatellite preliminari confermano i risultati mitocondriali e suggeriscono diversi scenari di introgressione in fiumi differenti: dall'assenza totale di introgressione, a una limitata ibridazione, fino alla completa sostituzione della forma nativa con quella esotica. Considerato il preoccupante stato di conservazione delle varie popolazioni di barbo qui analizzate, sono auspicabili immediate misure di gestione al fine di prevenire un'ulteriore compromissione delle popolazioni native di Barbo nel Bacino Nord Adriatico.

Meraner, A.; Venturi, A.; Rossi, S.; Candiotto, A.; Gandolfi, A. (2012). Stato di autoctonia e conservazione del genere Barbus dell’Adriatico settentrionale: dati di sequenza MTDNA e di microsatelliti nucleari rivelano tracce genetiche native, esotiche ed ibride. In: XIV CONGRESSO NAZIONALE A.I.I.A.D.: “Ittiologia come governance delle acque dolci italiane”: Torino, 15-17 novembre 2012: 54. url: http://www.aiiad.it/index.php/documenti-2/convegni/80-xiv-convegno-torino-2012 handle: http://hdl.handle.net/10449/21782

Stato di autoctonia e conservazione del genere Barbus dell’Adriatico settentrionale: dati di sequenza MTDNA e di microsatelliti nucleari rivelano tracce genetiche native, esotiche ed ibride

Meraner, Andreas;Venturi, Andrea;Gandolfi, Andrea
2012-01-01

Abstract

L'ittiofauna dulcacquicola del Bacino dell'Adriatico Settentrionale è particolarmente ricca di endemismi. Questo insieme unico di specie è però attualmente ad alto rischio per effetto dell'ibridazione, conseguente alle pratiche di immissione. Una conclamata tendenza negativa è stata registrata per la maggior parte dei salmonidi nativi (ad es. trota fario, trota marmorata e temolo europeo) così come per il genere Esox, taxa di rilevante importanza economica e quindi fortemente gestiti dall'uomo. Tuttavia, recenti indagini ittiologiche hanno evidenziato come il problema di contatti secondari mediati dall'uomo sia sempre più rilevante anche per i più trascurati ciprinidi, tra cui le specie di barbo italiane (Barbus plebejus e B. caninus). Infatti, mentre fino al 1980 queste specie native erano riportate come ampiamente distribuite entro il Bacino Adriatico Settentrionale, in assenza dei congenerici trans-alpini, una rapida diffusione di B. barbus e il declino delle specie autoctone di barbo sono stati documentati negli ultimi due decenni. Tuttavia, i dati ittiologici ad oggi disponibili sono basati solamente su criteri morfologici piuttosto vaghi mentre informazioni genetiche molecolari sono generalmente assenti. Sono qui presentati alcuni dati di sequenza del DNA mitocondriale (citocromo b) e dati genotipici nucleari (microsatellite) di popolazioni di barbo provenienti da numerosi sistemi idrici del Bacino del paleo-Po. Complessivamente, sono stati individuati aplotipi mitocondriali riferibili sia ai nativi B. plebejus e B. caninus, sia all'alloctono B. barbus. I pattern di distribuzione delle varianti genetiche delle diverse specie sono estremamente diversi, con una massiva prevalenza di aplotipi esotici (B. barbus) nel corso principale del Fiume Po e nei tratti bassi dei suoi affluenti, e una prevalenza delle varianti genetiche di B. plebejus e B. caninus nei tratti alti e medi degli affluenti del Po e una presenza esclusiva delle stesse nei sistemi idrici di Adige, Brenta, Sarca e Reno. Dati microsatellite preliminari confermano i risultati mitocondriali e suggeriscono diversi scenari di introgressione in fiumi differenti: dall'assenza totale di introgressione, a una limitata ibridazione, fino alla completa sostituzione della forma nativa con quella esotica. Considerato il preoccupante stato di conservazione delle varie popolazioni di barbo qui analizzate, sono auspicabili immediate misure di gestione al fine di prevenire un'ulteriore compromissione delle popolazioni native di Barbo nel Bacino Nord Adriatico.
2012
Meraner, A.; Venturi, A.; Rossi, S.; Candiotto, A.; Gandolfi, A. (2012). Stato di autoctonia e conservazione del genere Barbus dell’Adriatico settentrionale: dati di sequenza MTDNA e di microsatelliti nucleari rivelano tracce genetiche native, esotiche ed ibride. In: XIV CONGRESSO NAZIONALE A.I.I.A.D.: “Ittiologia come governance delle acque dolci italiane”: Torino, 15-17 novembre 2012: 54. url: http://www.aiiad.it/index.php/documenti-2/convegni/80-xiv-convegno-torino-2012 handle: http://hdl.handle.net/10449/21782
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