Nel Trentino, l’abbondante presenza di acque tipiche della “Zona della Trota” ha favorito il diffondersi della troticoltura fin dal XIX secolo. La continua ricerca di miglioramento nelle attività agricole integrative anche su terreni marginali, ha portato alla realizzazione di molti piccoli impianti per l’allevamento dei salmonidi, costruiti all’inizio in terra battuta e poi in calcestruzzo per resistere all’erosione dei corsi d’acqua circostanti, e per aumentarne il carico e facilitarne la gestione, quasi sempre familiare. Su 53 impianti oggetto di indagini recenti, 30 hanno una superficie delle vasche inferiore a 3.000 m2. Solo 5 superano i 10.000 m2. I troticoltori hanno bilanciato il limite alla produzione rappresentato dalle acque fredde (nel Trentino occorrono 15-20 mesi per aggiungere la taglia commerciale, contro gli 11-13 della pianura) col vantaggio di ottenerere trote con carni più compatte, pagate di più al conferimento. Alla minor produzione consentita da un ambiente severo corrisponde un impatto ambientale più contenuto, oggi richiesto dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) con il riconoscimento di maggiore remunerazione, alle seguenti condizioni: - il valore dell’Indice Biotico Esteso (IBE) dell’ambiente acquatico a monte della pescicoltura deve essere non inferiore a 10 (1a Classe di Qualità Biologica), mentre quello dell’ambiente a valle deve essere non inferiore a 8 (2a Classe); - è vietato l’uso di ossigenatori elettromeccanici e/o l’iniezione di ossigeno liquido con la finalità di aumentare la densità di allevamento; - la densità di allevamento non deve mai superare i 20 kg/m3. In questo lavoro sono state prese in esame sei troticolture. A monte ed a valle di ciascuna, per un periodo di tre anni, sono stati rilevati i principali parametri chimico-fisici e sono state analizzate le comunità del macrozoobenthos (metodo IBE), al fine di verificare l’impatto ambientale e il rispetto del disciplinare concordato con la GDO
Pontalti, L.; Baruchelli, G.; Coller, D.; Gandolfi, L.G.; Vittori, A. (2006). Impatto ambientale e sussistenza delle troticolture di montagna nel Trentino. BIOLOGIA AMBIENTALE, 20 (1): 117-126. handle: http://hdl.handle.net/10449/17445
Impatto ambientale e sussistenza delle troticolture di montagna nel Trentino
Pontalti, Leonardo;Baruchelli, Giovanni;Vittori, Alvise
2006-01-01
Abstract
Nel Trentino, l’abbondante presenza di acque tipiche della “Zona della Trota” ha favorito il diffondersi della troticoltura fin dal XIX secolo. La continua ricerca di miglioramento nelle attività agricole integrative anche su terreni marginali, ha portato alla realizzazione di molti piccoli impianti per l’allevamento dei salmonidi, costruiti all’inizio in terra battuta e poi in calcestruzzo per resistere all’erosione dei corsi d’acqua circostanti, e per aumentarne il carico e facilitarne la gestione, quasi sempre familiare. Su 53 impianti oggetto di indagini recenti, 30 hanno una superficie delle vasche inferiore a 3.000 m2. Solo 5 superano i 10.000 m2. I troticoltori hanno bilanciato il limite alla produzione rappresentato dalle acque fredde (nel Trentino occorrono 15-20 mesi per aggiungere la taglia commerciale, contro gli 11-13 della pianura) col vantaggio di ottenerere trote con carni più compatte, pagate di più al conferimento. Alla minor produzione consentita da un ambiente severo corrisponde un impatto ambientale più contenuto, oggi richiesto dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) con il riconoscimento di maggiore remunerazione, alle seguenti condizioni: - il valore dell’Indice Biotico Esteso (IBE) dell’ambiente acquatico a monte della pescicoltura deve essere non inferiore a 10 (1a Classe di Qualità Biologica), mentre quello dell’ambiente a valle deve essere non inferiore a 8 (2a Classe); - è vietato l’uso di ossigenatori elettromeccanici e/o l’iniezione di ossigeno liquido con la finalità di aumentare la densità di allevamento; - la densità di allevamento non deve mai superare i 20 kg/m3. In questo lavoro sono state prese in esame sei troticolture. A monte ed a valle di ciascuna, per un periodo di tre anni, sono stati rilevati i principali parametri chimico-fisici e sono state analizzate le comunità del macrozoobenthos (metodo IBE), al fine di verificare l’impatto ambientale e il rispetto del disciplinare concordato con la GDOFile | Dimensione | Formato | |
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