La fragola coltivata fuori suolo abbisogna di un substrato con definite caratteristiche fisico-chimiche, porosità e capacità di scambio in particolare, che determinano condizioni igroscopiche e nutrizionali idonee allo sviluppo delle piante. La torba bionda di sfagno, a debita granulometria, ha evidenziato tali condizioni, divenendo, anche per economicità e facilità d’uso, il materiale privilegiato per questa coltivazione. Negli ultimi anni, spinte ambientalistiche alla riduzione dell’utilizzo di risorse naturali lentamente rinnovabili da un lato e problematiche geopolitiche che presumono maggiori costi e rischi per produzione e trasporto del materiale dall’altro, hanno accelerato la ricerca di possibili alternative. Le stesse motivazioni socioeconomiche, contemporaneamente, hanno fatto nascere realtà che mirano a recupero e trasformazione di prodotti, o sottoprodotti, di varia derivazione: domestica, industriale, energetica o agricola. Fra queste, in Trentino, il compostaggio di rifiuti domestici, la biodigestione di reflui zootecnici, la cippatura di residui arborei ad uso termo-energetico, e la cippatura di residui della gestione del verde urbano originano grosse quantità di materiali organici dalle caratteristiche fisico-chimiche più dissimili. L’incrocio di queste due iperboli economico-ecologiche, una interna e una esterna al settore, ha portato a valutarne eventuali impieghi anche nelle coltivazioni fuori suolo. Lo studio mira quindi a sfruttare tali materiali per ridurre l’uso della torba attraverso la sostituzione, totale o parziale, o il suo riutilizzo per più cicli produttivi. Dai test preliminari dei comportamenti fisico-idrici e chimico-nutrizionali dei materiali, si sono determinate e sperimentate formulazioni e metodiche gestionali differenti. Dai primi risultati si può ipotizzare lo sfruttamento di alcuni di essi quali reintegratori della torba già utilizzata in un primo ciclo produttivo. Ad esempio, la sua miscelazione con una quota minoritaria di digestato, abbinata a specifica gestione fertirrigua, ha permesso il suo riutilizzo in un ciclo produttivo biennale con svernamento, limite solitamente invalicabile per il drastico decadimento strutturale della torba riutilizzata.
Martinatti, P.; Ganarin, G.; Miorelli, P.; Brentari, L.; Pantezzi, T. (2024). Substrati organici per fragola fuori suolo da prodotti derivati: primi test su materiali disponibili in Trentino. In: Giornata Tecnica SOI sui Substrati Colturali, Passariano (UD), 24 settembre 2024. handle: https://hdl.handle.net/10449/86856
Substrati organici per fragola fuori suolo da prodotti derivati: primi test su materiali disponibili in Trentino
Martinatti, P.
Primo
;Ganarin, G.;Miorelli, P.;Brentari, L.;Pantezzi, T.Ultimo
2024-01-01
Abstract
La fragola coltivata fuori suolo abbisogna di un substrato con definite caratteristiche fisico-chimiche, porosità e capacità di scambio in particolare, che determinano condizioni igroscopiche e nutrizionali idonee allo sviluppo delle piante. La torba bionda di sfagno, a debita granulometria, ha evidenziato tali condizioni, divenendo, anche per economicità e facilità d’uso, il materiale privilegiato per questa coltivazione. Negli ultimi anni, spinte ambientalistiche alla riduzione dell’utilizzo di risorse naturali lentamente rinnovabili da un lato e problematiche geopolitiche che presumono maggiori costi e rischi per produzione e trasporto del materiale dall’altro, hanno accelerato la ricerca di possibili alternative. Le stesse motivazioni socioeconomiche, contemporaneamente, hanno fatto nascere realtà che mirano a recupero e trasformazione di prodotti, o sottoprodotti, di varia derivazione: domestica, industriale, energetica o agricola. Fra queste, in Trentino, il compostaggio di rifiuti domestici, la biodigestione di reflui zootecnici, la cippatura di residui arborei ad uso termo-energetico, e la cippatura di residui della gestione del verde urbano originano grosse quantità di materiali organici dalle caratteristiche fisico-chimiche più dissimili. L’incrocio di queste due iperboli economico-ecologiche, una interna e una esterna al settore, ha portato a valutarne eventuali impieghi anche nelle coltivazioni fuori suolo. Lo studio mira quindi a sfruttare tali materiali per ridurre l’uso della torba attraverso la sostituzione, totale o parziale, o il suo riutilizzo per più cicli produttivi. Dai test preliminari dei comportamenti fisico-idrici e chimico-nutrizionali dei materiali, si sono determinate e sperimentate formulazioni e metodiche gestionali differenti. Dai primi risultati si può ipotizzare lo sfruttamento di alcuni di essi quali reintegratori della torba già utilizzata in un primo ciclo produttivo. Ad esempio, la sua miscelazione con una quota minoritaria di digestato, abbinata a specifica gestione fertirrigua, ha permesso il suo riutilizzo in un ciclo produttivo biennale con svernamento, limite solitamente invalicabile per il drastico decadimento strutturale della torba riutilizzata.File | Dimensione | Formato | |
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