L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) è impegnato ormai da diversi anni nello studio e nella sorveglianza su malattie della volpe, sia importanti per la conservazione (come il cimurro, che dal 2006 ciclicamente si ripresenta nell’area), ma soprattutto per la sanità pubblica, come la rabbia silvestre (2008-2011), eradicata tramite le campagne di vaccinazione orale delle volpi con riacquisizione dello stato di indennità nel 2013, e l’echinococcosi alveolare da Echinococcus multilocularis (Em), di cui dai primi anni 2000 è stato individuato un focolaio autoctono e persistente in Alto Adige. Uno dei principali ostacoli che si sono evidenziati durante queste attività è stato sicuramente legato alla scarsità e disomogeneità dei dati disponibili sulla popolazione volpina. Nello stesso tempo, alcuni riscontri di campo sembravano suggerire una distribuzione della volpe diversa rispetto a quella che ci si sarebbe aspettata secondo la bibliografia più “classica”, ad esempio con una notevole concentrazione di soggetti rinvenuti in zone molto elevate e con la persistenza di focolai rabidi oltre i 1500 metri. A partire dal 2010 si è quindi iniziato ad affrontare questo problema, collaborando con gli Enti di gestione faunistica per trovare un metodo in grado, almeno, di stimare l’andamento del trend di popolazione della volpe e possibilmente di consentire confronti nella distribuzione, ma la cui attuazione fosse il più possibile economica e sfruttasse risorse già esistenti. Come prima possibilità da esplorare è stato scelto il conteggio diretto di volpe e calcolo dell’indice kilometrico di abbondanza (IKA) ottenuto durante l’effettuazione dei censimenti notturni primaverili al cervo su transetti predefiniti, che sono largamente diffusi nel territorio e possono quindi essere sfruttati per ottimizzare le attività e le risorse. Al fine d’indagare la sensibilità del metodo, e quindi la sua effettiva utilità, è stata effettuata l’analisi dei conteggi primaverili e degli IKA calcolati dal 2010 al 2014 in Provincia di Belluno, in parallelo all’andamento della mortalità della volpe registrata nello stesso territorio. Il territorio in questione è stato scelto sia in ragione del forte impatto del cimurro e della rabbia su di esso, sia dell’omogeneità e della costanza della sorveglianza passiva. L’elaborazione dei dati ha evidenziato una sensibilità del metodo a decrementi e incrementi significativi nella popolazione, quali quelli causati da malattie ad alta letalità, confermando l’utilità di queste informazioni nella valutazione del trend di popolazione e dell’efficacia della sorveglianza passiva in questi casi. Per lo studio di Echinococcus multilocularis, che peraltro in Alto Adige si trova al limite del proprio areale di distribuzione e quindi potenzialmente in una situazione ecologicamente non tipica, è stato invece ritenuto necessario un approccio più fine alla dinamica della popolazione della volpe, principale ospite definitivo di questo parassita. In particolare, all’interno del focolaio alto-atesino, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach sono stati utilizzati metodi molecolari su feci volpine raccolte su transetti secondo protocolli di cattura-ricattura spazialmente esplicita. I risultati preliminari sembrano evidenziare ben 5 gruppi familiari in un’area piuttosto ristretta, con una densità stimata decisamente superiore all’unica stima di densità disponibile allo stato delle nostre conoscenze, calcolata nella Val Belluna (zona teoricamente assai più vocata per la volpe) nello stesso periodo dell’anno tramite censimenti sulle tane. Anche in questo caso, è stato considerato il calcolo degli indici kilometrici di abbondanza, con cui verranno confrontati i risultati delle analisi molecolari sia per individuare possibili corrispondenze ed ottenere maggiori informazioni sull’affidabilità degli indici di abbondanza relativa, indubbiamente più “grezzi”, ma con l’indubbio vantaggio di poter essere raccolti routinariamente, sia per settare l’uso di tali indici sulle caratteristiche della popolazione a livello locale. L’attività di ricerca è stata finanziata dai Progetti di Ricerca 11/13 e 16/18 del Ministero della Salute.
Obber, F.; Celva, R.; Crestanello, B.; Mazzucato, M.; Barbujani, M.; Danesi, P.; Trevisiol, K.; Pinardi, N.; Bregoli, M.; Dellamaria, D.; Capelli, G.; Hauffe, H.C.; Citterio, (2019). Valutare la dinamica della volpe rossa per studiare l’ecologia di zoonosi emergenti. In: 37èmes Rencontres du GEEFSM, Etroubles, Vallee d’Aoste, Italia, 13-16 giugno 2019: 38. handle: http://hdl.handle.net/10449/58875
Valutare la dinamica della volpe rossa per studiare l’ecologia di zoonosi emergenti
Crestanello, B.;Hauffe, H. C.;
2019-01-01
Abstract
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) è impegnato ormai da diversi anni nello studio e nella sorveglianza su malattie della volpe, sia importanti per la conservazione (come il cimurro, che dal 2006 ciclicamente si ripresenta nell’area), ma soprattutto per la sanità pubblica, come la rabbia silvestre (2008-2011), eradicata tramite le campagne di vaccinazione orale delle volpi con riacquisizione dello stato di indennità nel 2013, e l’echinococcosi alveolare da Echinococcus multilocularis (Em), di cui dai primi anni 2000 è stato individuato un focolaio autoctono e persistente in Alto Adige. Uno dei principali ostacoli che si sono evidenziati durante queste attività è stato sicuramente legato alla scarsità e disomogeneità dei dati disponibili sulla popolazione volpina. Nello stesso tempo, alcuni riscontri di campo sembravano suggerire una distribuzione della volpe diversa rispetto a quella che ci si sarebbe aspettata secondo la bibliografia più “classica”, ad esempio con una notevole concentrazione di soggetti rinvenuti in zone molto elevate e con la persistenza di focolai rabidi oltre i 1500 metri. A partire dal 2010 si è quindi iniziato ad affrontare questo problema, collaborando con gli Enti di gestione faunistica per trovare un metodo in grado, almeno, di stimare l’andamento del trend di popolazione della volpe e possibilmente di consentire confronti nella distribuzione, ma la cui attuazione fosse il più possibile economica e sfruttasse risorse già esistenti. Come prima possibilità da esplorare è stato scelto il conteggio diretto di volpe e calcolo dell’indice kilometrico di abbondanza (IKA) ottenuto durante l’effettuazione dei censimenti notturni primaverili al cervo su transetti predefiniti, che sono largamente diffusi nel territorio e possono quindi essere sfruttati per ottimizzare le attività e le risorse. Al fine d’indagare la sensibilità del metodo, e quindi la sua effettiva utilità, è stata effettuata l’analisi dei conteggi primaverili e degli IKA calcolati dal 2010 al 2014 in Provincia di Belluno, in parallelo all’andamento della mortalità della volpe registrata nello stesso territorio. Il territorio in questione è stato scelto sia in ragione del forte impatto del cimurro e della rabbia su di esso, sia dell’omogeneità e della costanza della sorveglianza passiva. L’elaborazione dei dati ha evidenziato una sensibilità del metodo a decrementi e incrementi significativi nella popolazione, quali quelli causati da malattie ad alta letalità, confermando l’utilità di queste informazioni nella valutazione del trend di popolazione e dell’efficacia della sorveglianza passiva in questi casi. Per lo studio di Echinococcus multilocularis, che peraltro in Alto Adige si trova al limite del proprio areale di distribuzione e quindi potenzialmente in una situazione ecologicamente non tipica, è stato invece ritenuto necessario un approccio più fine alla dinamica della popolazione della volpe, principale ospite definitivo di questo parassita. In particolare, all’interno del focolaio alto-atesino, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach sono stati utilizzati metodi molecolari su feci volpine raccolte su transetti secondo protocolli di cattura-ricattura spazialmente esplicita. I risultati preliminari sembrano evidenziare ben 5 gruppi familiari in un’area piuttosto ristretta, con una densità stimata decisamente superiore all’unica stima di densità disponibile allo stato delle nostre conoscenze, calcolata nella Val Belluna (zona teoricamente assai più vocata per la volpe) nello stesso periodo dell’anno tramite censimenti sulle tane. Anche in questo caso, è stato considerato il calcolo degli indici kilometrici di abbondanza, con cui verranno confrontati i risultati delle analisi molecolari sia per individuare possibili corrispondenze ed ottenere maggiori informazioni sull’affidabilità degli indici di abbondanza relativa, indubbiamente più “grezzi”, ma con l’indubbio vantaggio di poter essere raccolti routinariamente, sia per settare l’uso di tali indici sulle caratteristiche della popolazione a livello locale. L’attività di ricerca è stata finanziata dai Progetti di Ricerca 11/13 e 16/18 del Ministero della Salute.File | Dimensione | Formato | |
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