Nella primavera del 2008, un grave deperimento è stato osservato in una piantagione di farnia, messa a dimora nel 1989 dal Centro Nazionale per la Biodiversità Forestale di Peri in collaborazione con l’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo presso il campus dell’Università di Parma. Il fenomeno ha portato nel giro di cinque anni alla morte di 227 individui sui 1000 presenti. Nell’esame delle cause si è potuto escludere da subito l’effetto della siccità, per la presenza di regolari irrigazioni. Le piante apparivano colonizzate da Biscogniauxia mediterranea a cui rapidamente subentravano altri funghi lignicoli e numerosi insetti xilofagi. Dal suolo si è potuto isolare Phytophthora quercina in prossimità delle piante sofferenti. Per contrastare la moria fin dal 2009 si sono eseguite regolari concimazioni con pollina commerciale: i risultati sono stati una forte riduzione della mortalità ed un buona ripresa vegetativa di piante già sofferenti. Attualmente l’impianto appare in buono stato vegetativo anche se persistono alcune piante sintomatiche. La possibilità di recuperare gli scopi sperimentali dell’impianto appare concreta così come la sua possibile evoluzione verso una valenza socio ricreativa adatta al contesto
Gui, L.; Castelletti, S.; Maresi, G. (2015). Recupero di un impianto sperimentale di farnia soggetto a deperimento. In: Secondo Congresso Internazionale di Selvicoltura: progettare il futuro per il settore forestale, Firenze, 26-29 novembre 2014. Firenze: Accademia Italiana di Scienze Forestali: 482-486. ISBN: 9788887553215. url: http://aisf.it/libri/testi-in-formato-pdf/ handle: http://hdl.handle.net/10449/28547
Recupero di un impianto sperimentale di farnia soggetto a deperimento
Maresi, Giorgio
2015-01-01
Abstract
Nella primavera del 2008, un grave deperimento è stato osservato in una piantagione di farnia, messa a dimora nel 1989 dal Centro Nazionale per la Biodiversità Forestale di Peri in collaborazione con l’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo presso il campus dell’Università di Parma. Il fenomeno ha portato nel giro di cinque anni alla morte di 227 individui sui 1000 presenti. Nell’esame delle cause si è potuto escludere da subito l’effetto della siccità, per la presenza di regolari irrigazioni. Le piante apparivano colonizzate da Biscogniauxia mediterranea a cui rapidamente subentravano altri funghi lignicoli e numerosi insetti xilofagi. Dal suolo si è potuto isolare Phytophthora quercina in prossimità delle piante sofferenti. Per contrastare la moria fin dal 2009 si sono eseguite regolari concimazioni con pollina commerciale: i risultati sono stati una forte riduzione della mortalità ed un buona ripresa vegetativa di piante già sofferenti. Attualmente l’impianto appare in buono stato vegetativo anche se persistono alcune piante sintomatiche. La possibilità di recuperare gli scopi sperimentali dell’impianto appare concreta così come la sua possibile evoluzione verso una valenza socio ricreativa adatta al contestoFile | Dimensione | Formato | |
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