1. INTRODUZIONE La continuità fluviale riveste una cruciale importanza per la conservazione della fauna ittica e l’impatto della frammentazione degli ecosistemi acquatici è stato spesso trascurato o sottovalutato nei suoi effetti diretti e indiretti sulla biodiversità. Nonostante gli sforzi profusi negli anni passati per tentare di bloccare (e invertire, ove possibile) la tendenza alla frammentazione della continuità fluviale, restano diffusi sul territorio nazionale molti elementi di criticità. 2. MOTIVAZIONI & OBIETTIVI Nelle acque dolci la concentrazione di biodiversità è elevata: l’1% della superficie terrestre ospita circa il 35% delle specie di vertebrati. Qui la biodiversità ha maggiori probabilità di declinare in futuro (Turak e Linke, 2011), come già dimostrato dal calo di abbondanza e riduzione dell’areale di molte specie. L’Italia presenta una ricchezza di specie ittiche e un numero di endemismi particolarmente elevati (Smith e Darwall, 2006): ciò rende importante l’eliminazione dei fattori di rischio. 3. DESCRIZIONE La rete fluviale naturale è un complesso di corpi idrici tipicamente discontinui per la presenza di barriere interne o esterne al fiume. Queste barriere hanno effetti che modificano longitudinalmente il corpo idrico e sono una componente importante del sistema fluviale stesso (Mackin, 1948). I meccanismi di cambiamento riguardano l’accumulo, il rilascio o la modificazione del flusso idrico e dei materiali trasportati (biotici e abiotici), su scale temporali molto lunghe (Burchsted et al., 2010). A questi elementi di discontinuità naturale si sommano quelli generati dall’uomo, il cui effetto può avere un’origine e un’evoluzione su scale temporali molto brevi. Gli elementi di discontinuità di origine antropica possono essere ricondotti a tre principali tipologie: 1) modellamento morfologico del corso d’acqua; 2) variazioni di quantità dell’acqua (portata); 3) cambiamenti delle caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua. Gli effetti indotti sui vari livelli dell’organizzazione biologica presenti in un fiume possono essere a loro volta categorizzati in relazione alla loro durata nello spazio e nel tempo o in funzione dell’ambito eco-etologico su cui agiscono. Le discontinuità possono essere stabili oppure periodiche nel tempo (con fluttuazioni nell’arco dell’anno), mentre possono influenzare solo tratti circoscritti di un corso d’acqua o includere interi bacini idrografici. Da un punto di vista eco-etologico le alterazioni possono influenzare gli aspetti trofici, gli aspetti riproduttivi e gli aspetti genetici. La situazione è ancora più complessa considerando gli effetti indiretti indotti sulle comunità ittiche, con la valutazione delle pressioni derivate dalla presenza di discontinuità che interagiscono in modo negativo nei confronti delle altre componenti biotiche presenti in un fiume (es. invertebrati bentonici e componente vegetale), a loro volta in grado di influenzare la fauna ittica. 4. RISULTATI E DISCUSSIONE La trasformazione idromorfologica dei corsi d’acqua e la costruzione di sbarramenti trasversali lungo il loro decorso costituiscono un’importante causa di impatto sulla fauna ittica. I manufatti spezzano la continuità fluviale, impedendo le migrazioni dei pesci anadromi e catadromi e penalizzando le altre specie che per ragioni riproduttive o trofiche si spostano lungo i corsi d’acqua (Baras e Lucas, 2001). Gli spostamenti longitudinali non sono soltanto impediti dalla presenza di barriere fisiche (briglie, dighe, sbarramenti), ma anche dalla carenza e dall’alterazione della qualità dell’acqua, così come dalle interazioni biologiche. L'impedimento alla libera dispersione della fauna ittica agisce sui diversi ambiti dell’organizzazione biologica: individui, popolazioni e comunità possono essere penalizzati a livello genetico, fisiologico e demografico. Gli sbarramenti inducono un isolamento delle popolazioni con pesanti ripercussioni fino a determinarne la rarefazione o la scomparsa. 5. CONCLUSIONI L’analisi ripercorre i principali meccanismi che inibiscono gli spostamenti in varie specie ittiche italiane e i rischi connessi all'impedimento alla libera dispersione, con relativi esempi sul territorio italiano. Si ritiene che ogni intervento sui corpi idrici debba essere rispettoso delle esigenze dell’ittiofauna già a livello di progettazione, modificando l’attuale tendenza che vede l’eventuale presenza di opere di mitigazione proposte in sede post-realizzativa.
Lorenzoni, M.; Borghesan, F.; Gandolfi, A.; Maio, G.; Nonnis Marzano, F.; Pizzul, E.; Scalici, M.; Zanetti, M. (2015). Continuità fluviale: una risorsa strategica per la conservazione della fauna ittica.. In: III convegno italiano sulla Riqualificazione Fluviale, Reggio Calabria, 27-30 ottobre 2015. url: http://www.cirf.org/rf2015/RF2015presentazione.html handle: http://hdl.handle.net/10449/26824
Continuità fluviale: una risorsa strategica per la conservazione della fauna ittica.
Gandolfi, Andrea;
2015-01-01
Abstract
1. INTRODUZIONE La continuità fluviale riveste una cruciale importanza per la conservazione della fauna ittica e l’impatto della frammentazione degli ecosistemi acquatici è stato spesso trascurato o sottovalutato nei suoi effetti diretti e indiretti sulla biodiversità. Nonostante gli sforzi profusi negli anni passati per tentare di bloccare (e invertire, ove possibile) la tendenza alla frammentazione della continuità fluviale, restano diffusi sul territorio nazionale molti elementi di criticità. 2. MOTIVAZIONI & OBIETTIVI Nelle acque dolci la concentrazione di biodiversità è elevata: l’1% della superficie terrestre ospita circa il 35% delle specie di vertebrati. Qui la biodiversità ha maggiori probabilità di declinare in futuro (Turak e Linke, 2011), come già dimostrato dal calo di abbondanza e riduzione dell’areale di molte specie. L’Italia presenta una ricchezza di specie ittiche e un numero di endemismi particolarmente elevati (Smith e Darwall, 2006): ciò rende importante l’eliminazione dei fattori di rischio. 3. DESCRIZIONE La rete fluviale naturale è un complesso di corpi idrici tipicamente discontinui per la presenza di barriere interne o esterne al fiume. Queste barriere hanno effetti che modificano longitudinalmente il corpo idrico e sono una componente importante del sistema fluviale stesso (Mackin, 1948). I meccanismi di cambiamento riguardano l’accumulo, il rilascio o la modificazione del flusso idrico e dei materiali trasportati (biotici e abiotici), su scale temporali molto lunghe (Burchsted et al., 2010). A questi elementi di discontinuità naturale si sommano quelli generati dall’uomo, il cui effetto può avere un’origine e un’evoluzione su scale temporali molto brevi. Gli elementi di discontinuità di origine antropica possono essere ricondotti a tre principali tipologie: 1) modellamento morfologico del corso d’acqua; 2) variazioni di quantità dell’acqua (portata); 3) cambiamenti delle caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua. Gli effetti indotti sui vari livelli dell’organizzazione biologica presenti in un fiume possono essere a loro volta categorizzati in relazione alla loro durata nello spazio e nel tempo o in funzione dell’ambito eco-etologico su cui agiscono. Le discontinuità possono essere stabili oppure periodiche nel tempo (con fluttuazioni nell’arco dell’anno), mentre possono influenzare solo tratti circoscritti di un corso d’acqua o includere interi bacini idrografici. Da un punto di vista eco-etologico le alterazioni possono influenzare gli aspetti trofici, gli aspetti riproduttivi e gli aspetti genetici. La situazione è ancora più complessa considerando gli effetti indiretti indotti sulle comunità ittiche, con la valutazione delle pressioni derivate dalla presenza di discontinuità che interagiscono in modo negativo nei confronti delle altre componenti biotiche presenti in un fiume (es. invertebrati bentonici e componente vegetale), a loro volta in grado di influenzare la fauna ittica. 4. RISULTATI E DISCUSSIONE La trasformazione idromorfologica dei corsi d’acqua e la costruzione di sbarramenti trasversali lungo il loro decorso costituiscono un’importante causa di impatto sulla fauna ittica. I manufatti spezzano la continuità fluviale, impedendo le migrazioni dei pesci anadromi e catadromi e penalizzando le altre specie che per ragioni riproduttive o trofiche si spostano lungo i corsi d’acqua (Baras e Lucas, 2001). Gli spostamenti longitudinali non sono soltanto impediti dalla presenza di barriere fisiche (briglie, dighe, sbarramenti), ma anche dalla carenza e dall’alterazione della qualità dell’acqua, così come dalle interazioni biologiche. L'impedimento alla libera dispersione della fauna ittica agisce sui diversi ambiti dell’organizzazione biologica: individui, popolazioni e comunità possono essere penalizzati a livello genetico, fisiologico e demografico. Gli sbarramenti inducono un isolamento delle popolazioni con pesanti ripercussioni fino a determinarne la rarefazione o la scomparsa. 5. CONCLUSIONI L’analisi ripercorre i principali meccanismi che inibiscono gli spostamenti in varie specie ittiche italiane e i rischi connessi all'impedimento alla libera dispersione, con relativi esempi sul territorio italiano. Si ritiene che ogni intervento sui corpi idrici debba essere rispettoso delle esigenze dell’ittiofauna già a livello di progettazione, modificando l’attuale tendenza che vede l’eventuale presenza di opere di mitigazione proposte in sede post-realizzativa.File | Dimensione | Formato | |
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