L’uso di specie spontanee per la bioindicazione può essere considerato un possibile approccio nel caso in cui si debba valutare l’impatto di inquinanti su vaste aree (ad es. > 103 km2) in ecosistemi terrestri. Mediante esperimenti in ambiente controllato (open-top chambers) è stato verificato che piante di Viburnum lantana L. esposte all'ozono sviluppano sintomi fogliari specifici. Tuttavia non è completamente noto se tale specie soddisfi tutti i requisiti per essere utilizzata come bioindicatore in situ. Per valutare l'effettiva capacità di risposta delle piante spontanee di V. lantana all'ozono in condizioni di campo, abbiamo effettuato due studi, uno a scala locale e uno su larga scala. Tali indagini sono inserite in un progetto più ampio volto a identificare e quantificare l'impatto dell'ozono sulle foreste in Trentino; entrambi gli studi fanno uso delle misure di ozono e delle mappe di rischio sviluppate all'interno del progetto stesso. (1) Per il primo studio, a livello locale, abbiamo considerato due aree 1x1 km, distanti tra loro ca. 3 km, caratterizzate da diversi livelli di ozono. L’adozione di un disegno sperimentale completamente randomizzato ha garantito la presenza di repliche in ciascuna area e la selezione delle piante di V. lantana; su tali piante è stato monitorato lo sviluppo dei sintomi fogliari ozono-specifici durante tutta una stagione vegetativa. (2) Per il secondo studio è stato adottato un disegno stratificato (quota x ozono) completamente randomizzato, per testare la risposta di V. lantana,in termini di percentuale di piante sintomatiche, su scala più ampia (6200 km2). Nel complesso, i risultati in campo mostrano che i sintomi fogliari visibili da ozono (i) corrispondono alla sintomatologia nota, (ii) sono facili da identificare e (iii) confermati da analisi microscopiche. In particolare, l'indagine (1) mostra una maggiore frequenza di sintomi, una loro più precoce insorgenza e sviluppo più rapido nell’area con i valori più elevati di esposizione all’ozono. In entrambi gli studi, la frequenza dei sintomi non è sempre risultata proporzionale al livello di esposizione all'ozono. Ciò può essere dovuto in parte alla intrinseca co-variazione di variabili ambientali (l’esposizione a livelli elevati di ozono si verifica per lo più nei siti con maggiore umidità relativa e temperatura meno elevata, un insieme di condizioni che possono favorire l'assorbimento di ozono), e in parte ad una serie di altri fattori (non misurati) che potrebbero provocare ulteriore stress ossidativo alle piante. Si discutono le implicazioni per il biomonitoraggio.
Gottardini, E.; Cristofori, A.; Cristofolini, F.; Bussotti, F.; Ferretti, M. (2011). Bioindicazione dell’ozono troposferico con vegetazione spontanea: le potenzialità di utilizzo di Viburnum lantana per indagini su larga scala in ambiente alpino. In: Seminario CISBA "La bioindicazione come strumento di conoscenza e di gestione degli ecosistemi", Firenze, 16-17 novembre 2011. handle: http://hdl.handle.net/10449/21604
Bioindicazione dell’ozono troposferico con vegetazione spontanea: le potenzialità di utilizzo di Viburnum lantana per indagini su larga scala in ambiente alpino
Gottardini, Elena;Cristofori, Antonella;Cristofolini, Fabiana;
2011-01-01
Abstract
L’uso di specie spontanee per la bioindicazione può essere considerato un possibile approccio nel caso in cui si debba valutare l’impatto di inquinanti su vaste aree (ad es. > 103 km2) in ecosistemi terrestri. Mediante esperimenti in ambiente controllato (open-top chambers) è stato verificato che piante di Viburnum lantana L. esposte all'ozono sviluppano sintomi fogliari specifici. Tuttavia non è completamente noto se tale specie soddisfi tutti i requisiti per essere utilizzata come bioindicatore in situ. Per valutare l'effettiva capacità di risposta delle piante spontanee di V. lantana all'ozono in condizioni di campo, abbiamo effettuato due studi, uno a scala locale e uno su larga scala. Tali indagini sono inserite in un progetto più ampio volto a identificare e quantificare l'impatto dell'ozono sulle foreste in Trentino; entrambi gli studi fanno uso delle misure di ozono e delle mappe di rischio sviluppate all'interno del progetto stesso. (1) Per il primo studio, a livello locale, abbiamo considerato due aree 1x1 km, distanti tra loro ca. 3 km, caratterizzate da diversi livelli di ozono. L’adozione di un disegno sperimentale completamente randomizzato ha garantito la presenza di repliche in ciascuna area e la selezione delle piante di V. lantana; su tali piante è stato monitorato lo sviluppo dei sintomi fogliari ozono-specifici durante tutta una stagione vegetativa. (2) Per il secondo studio è stato adottato un disegno stratificato (quota x ozono) completamente randomizzato, per testare la risposta di V. lantana,in termini di percentuale di piante sintomatiche, su scala più ampia (6200 km2). Nel complesso, i risultati in campo mostrano che i sintomi fogliari visibili da ozono (i) corrispondono alla sintomatologia nota, (ii) sono facili da identificare e (iii) confermati da analisi microscopiche. In particolare, l'indagine (1) mostra una maggiore frequenza di sintomi, una loro più precoce insorgenza e sviluppo più rapido nell’area con i valori più elevati di esposizione all’ozono. In entrambi gli studi, la frequenza dei sintomi non è sempre risultata proporzionale al livello di esposizione all'ozono. Ciò può essere dovuto in parte alla intrinseca co-variazione di variabili ambientali (l’esposizione a livelli elevati di ozono si verifica per lo più nei siti con maggiore umidità relativa e temperatura meno elevata, un insieme di condizioni che possono favorire l'assorbimento di ozono), e in parte ad una serie di altri fattori (non misurati) che potrebbero provocare ulteriore stress ossidativo alle piante. Si discutono le implicazioni per il biomonitoraggio.File | Dimensione | Formato | |
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