Lo studio riporta i risultati dell’analisi dei dati relativi ai pollini aerodispersi raccolti dal centro di monitoraggio aerobiologico di S. Michele all’Adige, Centro Ricerca ed Innovazione della Fondazione E. Mach. Questa stazione di monitoraggio si presenta come un caso studio ideale per la caratterizzazione dell’ecosistema alpino grazie alla sua localizzazione geografica, alla consistente serie storica di dati raccolti (26 anni; 1989-2014), nonché alla stretta vicinanza di una stazione meteorologica. Obiettivi principali dello studio sono (i) descrivere le modificazioni nel tempo sia in termini di durata della stagione pollinica che di quantitativi del polline, (ii) analizzare quali variabili climatiche influenzino maggiormente la pollinazione e (iii) valutare le evoluzioni con possibili implicazioni negative per chi soffre di allergia ai pollini. Sono stati analizzati 38 diversi taxa pollinici che corrispondono ad altrettante specie o gruppi di piante (genere, famiglia). I risultati mostrano, per tutti i taxa considerati (ad eccezione delle Poaceae), un aumento dei quantitativi pollinici (aumento significativo nella metà dei casi). Circa la metà dei taxa considerati mostra un trend di anticipo nell’inizio della stagione pollinica come conseguenza di un anticipo di fioritura. Questa tendenza si osserva più frequentemente nelle piante arboree, rispetto alle piante erbacee. In alcuni taxa l’anticipo di fioritura è accompagnato un complessivo allungamento della stagione pollinica. Interpretando questi dati alla luce delle ricadute sulle manifestazioni allergiche è quindi importante sottolineare come sia l’aumento dei quantitativi di polline, sia le modificazioni della tempistica di presenza del polline in atmosfera, possano ripercuotersi sulla sintomatologia del paziente allergico. Nella seconda parte dello studio si considera il ruolo dei parametri climatici nella modificazioni osservate sullo spettro pollinico. In accordo con studi pregressi la temperatura sembra essere il parametro più importante nell’influenzare la data di inizio pollinazione. Tale data per le piante arboree che rilasciano il polline nei primi mesi dell’anno è correlata sia alle temperature medie invernali, sia alla necessaria fase di accumulo di freddo (chilling). Le piante arboree a fioritura tardiva mostrano invece correlazioni con le temperature del mese di marzo. Le piante erbacee risentono meno della temperatura per il rilascio del polline. Anche il vento è un parametro importante da considerare, soprattutto per il ruolo nella dispersione e trasporto a lunga distanza del polline. Analizzando i dati locali si osserva un trend di aumento della velocità del vento in tutte le stagioni e ciò può influenzare l’andamento delle concentrazioni rilevate soprattutto per i pollini non locali. Ad esempio i quantitativi rilevati di polline di olivo sono ben correlati con la velocità del vento sia primaverile che estiva. Le stesse correlazioni si osservano anche per il polline di Ambrosia. La pioggia non sembra avere, nella nostra situazione climatica, un effetto sui taxa erbacei, come osservato in regioni più mediterranee, ove situazioni di stress idrico possono ritardare la stagione pollinica. In sintesi, i parametri climatici analizzati mostrano di avere un effetto sulla tempistica di comparsa del polline in atmosfera e sui quantitativi di polline rilevato; questi effetti però non sono sempre chiari ed univoci per tutti i taxa. I parametri climatici agiscono in sinergia con altri fattori che possono contribuire a modificare lo spettro ed i quantitativi pollinici quali in primo luogo le modificazioni di uso del suolo, l’inserimento di nuove piante per scopo ornamentale o produttivo, nonché i ritmi endogeni ciclici di alcune piante
Cristofolini, F.; Oteros, J.; Gottardini, E. (2016). Modificazioni climatiche ed effetti sullo spettro pollinico in atmosfera: il caso di S. Michele all’Adige. url: http://www.climatrentino.it/binary/pat_climaticamente/osservatorio_trentino_clima/2014_Relazione_pollini_FEM.1463572012.pdf. handle: http://hdl.handle.net/10449/34342
Modificazioni climatiche ed effetti sullo spettro pollinico in atmosfera: il caso di S. Michele all’Adige
Cristofolini, Fabiana;Gottardini, Elena
2016-01-01
Abstract
Lo studio riporta i risultati dell’analisi dei dati relativi ai pollini aerodispersi raccolti dal centro di monitoraggio aerobiologico di S. Michele all’Adige, Centro Ricerca ed Innovazione della Fondazione E. Mach. Questa stazione di monitoraggio si presenta come un caso studio ideale per la caratterizzazione dell’ecosistema alpino grazie alla sua localizzazione geografica, alla consistente serie storica di dati raccolti (26 anni; 1989-2014), nonché alla stretta vicinanza di una stazione meteorologica. Obiettivi principali dello studio sono (i) descrivere le modificazioni nel tempo sia in termini di durata della stagione pollinica che di quantitativi del polline, (ii) analizzare quali variabili climatiche influenzino maggiormente la pollinazione e (iii) valutare le evoluzioni con possibili implicazioni negative per chi soffre di allergia ai pollini. Sono stati analizzati 38 diversi taxa pollinici che corrispondono ad altrettante specie o gruppi di piante (genere, famiglia). I risultati mostrano, per tutti i taxa considerati (ad eccezione delle Poaceae), un aumento dei quantitativi pollinici (aumento significativo nella metà dei casi). Circa la metà dei taxa considerati mostra un trend di anticipo nell’inizio della stagione pollinica come conseguenza di un anticipo di fioritura. Questa tendenza si osserva più frequentemente nelle piante arboree, rispetto alle piante erbacee. In alcuni taxa l’anticipo di fioritura è accompagnato un complessivo allungamento della stagione pollinica. Interpretando questi dati alla luce delle ricadute sulle manifestazioni allergiche è quindi importante sottolineare come sia l’aumento dei quantitativi di polline, sia le modificazioni della tempistica di presenza del polline in atmosfera, possano ripercuotersi sulla sintomatologia del paziente allergico. Nella seconda parte dello studio si considera il ruolo dei parametri climatici nella modificazioni osservate sullo spettro pollinico. In accordo con studi pregressi la temperatura sembra essere il parametro più importante nell’influenzare la data di inizio pollinazione. Tale data per le piante arboree che rilasciano il polline nei primi mesi dell’anno è correlata sia alle temperature medie invernali, sia alla necessaria fase di accumulo di freddo (chilling). Le piante arboree a fioritura tardiva mostrano invece correlazioni con le temperature del mese di marzo. Le piante erbacee risentono meno della temperatura per il rilascio del polline. Anche il vento è un parametro importante da considerare, soprattutto per il ruolo nella dispersione e trasporto a lunga distanza del polline. Analizzando i dati locali si osserva un trend di aumento della velocità del vento in tutte le stagioni e ciò può influenzare l’andamento delle concentrazioni rilevate soprattutto per i pollini non locali. Ad esempio i quantitativi rilevati di polline di olivo sono ben correlati con la velocità del vento sia primaverile che estiva. Le stesse correlazioni si osservano anche per il polline di Ambrosia. La pioggia non sembra avere, nella nostra situazione climatica, un effetto sui taxa erbacei, come osservato in regioni più mediterranee, ove situazioni di stress idrico possono ritardare la stagione pollinica. In sintesi, i parametri climatici analizzati mostrano di avere un effetto sulla tempistica di comparsa del polline in atmosfera e sui quantitativi di polline rilevato; questi effetti però non sono sempre chiari ed univoci per tutti i taxa. I parametri climatici agiscono in sinergia con altri fattori che possono contribuire a modificare lo spettro ed i quantitativi pollinici quali in primo luogo le modificazioni di uso del suolo, l’inserimento di nuove piante per scopo ornamentale o produttivo, nonché i ritmi endogeni ciclici di alcune pianteFile | Dimensione | Formato | |
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